IMG_0613LECCE (di Massimiliano Cassone) – Il Lecce vince a Barletta soffrendo. Il Lecce vince dove il Frosinone aveva perso quindici giorni fa. Il Lecce vince con la mentalità da squadra di Lega Pro, con la mentalità giusta.

Il Lecce vince adottando un nuovo modulo. Il Lecce non brilla, è vero, eppure subisce un gol, con la palla che tocca prima il palo, sull’unica azione biancorossa del primo tempo.

Sia scusata la ridondanza del termine Lecce ma è voluta per evidenziare come la squadra di Franco Lerda abbia messo in saccoccia tre punti importanti che sull’autonomia di questo campionato peseranno almeno quanto una delle sconfitte patite in avvio di stagione.

Il Lecce ha vinto a Barletta scrollandosi da dosso tutto lo stress di una gara persa, contro il Perugia per 3-4 dopo novantacinque minuti rocamboleschi. Poteva essere una “botta” per la squadra salentina ed invece no: ieri i giallorossi hanno risposto “presente” per l’ennesima volta ad un campionato che giudicare difficile potrebbe sembrare riduttivo.

Franco Lerda è arrivato al “Puttilli” con il 4-4-2 un po’ per necessità, viste le tante defezioni tra squalifiche ed infortuni e un po’ (forse) per accontentare gli umori di una piazza che chiedeva a gran voce un attaccante da affiancare a Fabrizio Miccoli.

Il tentativo di capire se la squadra può giocare con questo modulo, secondo mio modestissimo parere, è andato a buon fine, perché si è visto il capitano più libero di aprire il compasso e disegnare parabole sia per gli esterni, che per Beretta; così è accaduto al 5° minuto di gioco quando  Liverani ha parato la conclusione dell’attaccante ex Pavia, o al 21° quando ancora Beretta, su suggerimento del numero 10 giallorosso, di testa ha mancato di poco il gol.

Vero è, però, che il centrocampo ha sofferto un pochino, perché c’era un incontrista di meno e Bogliacino in fase difensiva è, da sempre, meno forte che in fase propositiva.

Agli esteti del calcio, è utile ricordare che questa è la Lega pro, si vince così, se ne scappa via così, con il sacrificio e con le prestazioni meno brillanti. L’anno scorso, il Lecce, ha perso incontri come quello di ieri.

L’anno scorso il Lecce non si era calato nella mentalità della Serie C, perché dobbiamo chiamarla proprio così, rende più l’idea di quanto possa farlo il termine “Lega Pro”.

IMG_0192Capitolo Miccoli. il “Romario del Salento” arrivato nella sua terra acclamato da tutti, ultimamente viene criticato senza motivo reale. Eppure fino ad ora ha già messo a segno 8 gol con la “sua” maglia giallorossa addosso.

È ovvio che lui non è “quello” di dieci anni fa, è vero anche che ha qualche chiletto da smaltire, com’è vero che soffre di ernia inguinale, come vero è che è sempre e comunque determinante.

Ed è proprio per tutelarlo che il 4-4-2 dovrà essere riproposto, è proprio per riuscire a spremere il massimo da lui che bisogna mettergli accanto una punta. E Beretta è un “signor” giocatore, lo dimostra ogniqualvolta ha la possibilità di farlo.

Dunque, dopo tutte le gare giocate con il 4-2-3-1, modulo che ha permesso alla squadra di recuperare tutto il terreno perduto nell’avvio disastroso, questo nuovo sistema di gioco non è dispiaciuto, c’è il tempo per riproporlo. Per domenica Bogliacino e Amodio saranno appiedati dal Giudice Sportivo quindi, contro la Paganese (gara da non sottovalutare per nessun motivo al mondo), questo impianto di gioco potrebbe esser riproposto con due “cagnacci” (Papini, Salvi o De Rose) a centrocampo a ringhiare a protezione delle ali, Doumbia (lui non può rimanere in panchina, ieri ha cambiato ritmo alla gara quando è entrato) e Barraco (in alternativa a Ferreira Pinto). In avanti il capitano, insieme a Giacomo Beretta, sicuramente darà le soddisfazioni giuste ai tifosi.

C’è tutto il tempo, per la squadra giallorossa, moduli e numeri a parte, per arrivare laddove merita, l’importante è, da oggi in poi, non guardare più la classifica e giocare gara dopo gara con il coltello tra i denti. Lo stesso coltello che hanno avuto ieri i calciatori scesi in campo in terra barese… Poco cambia esser belli oppure no, l’importante è essere cinici e concreti, l’importante è vincere. In questa categoria, ad essere troppo belli, si rischia di rimanere prigionieri di uno specchio. Franco Lerda è un grande condottiero, saprà come dosare uomini, moduli e pressioni psicologiche, fondamentale è lasciarlo lavorare in pace.

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