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Giuseppe Giannini, foto fonte web

Il calcio e i suoi continui scandali – Le ipotesi, le combine e le indagini sono tutto ciò che serve ad offuscare i sogni dei tifosi, di chi aspetta la domenica per vivere i propri colori come fossero una seconda pelle.

Come un fulmine a ciel sereno la notizia, che è arrivata nel Salento oggi, è triste; il Gallipoli dei miracoli, quello che raggiunse prodigiosamente la serie B, sprofonda nei dubbi più ombrosi.

Giuseppe Giannini, “il Principe” e Luigi (Gino) Dimitri, rispettivamente allenatore e direttore sportivo dei giallorossi jonici (all’epoca dei fatti contestati) sono indagati in una mastodontica operazione anti-camorra venuta alla luce oggi.

L’accusa – Indagati nell’inchiesta contro i clan Contini e Bosti, ci sono anche gli imprenditori Salvatore ed Ivano Righi (ritenuti vicinissimi al clan dei Contini). Sarebbero stati loro, secondo gli inquirenti, ad “investire” la somma di 50 mila euro per essere sicuri che il traguardo fosse raggiunto dal Gallipoli; secondo gli investigatori, infatti, entrambi avrebbero combinato l’incontro decisivo contro la Real Marcianise, vinto per 3-2, pagando dei calciatori avversari per ammorbidire la gara. Era il 2009 e quel pomeriggio, nello stadio gallipolino, c’era il pubblico delle grandi occasioni; il Gallipoli non fallì l’appuntamento più importante e vinse, volando in serie B; oggi calano le tenebre sull’arcobaleno più bello della storia del calcio della città bella. Ad accomodare l’incontro, facendo da tramite con gli avversari, furono, sempre secondo la teoria degli investigatori, Giuseppe Giannini e Gino Dimitri. L’accusa è di frode sportiva con l’aggravante mafiosa.

Tutto è ipotesi, tutti avranno il tempo di dimostrare la propria innocenza ed estraneità, intanto però “il Principe” ora allenatore della nazionale del Libano, dovrà studiare una strategia difensiva che va oltre quello che può essere un semplice schema di una partita di calcio.

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