LECCE (di Massimiliano Cassone) – I Tesoro non sono i Semeraro. Ognuno di noi è unico e irripetibile, se in bene oppure in male sarà solo la storia a deciderlo. Quello che non si riesce a comprendere è il perché gli uccelli del malaugurio debbano sempre cantare. I pessimisti costruiscono castelli di sabbia solo per poterli veder crollare al minimo soffio di vento, questo è assodato, però ci vorrebbe sempre un minimo di parsimonia nel giudicare, a tutti i costi, a testa bassa, l’operato di chi lavora. Già parsimonia, è proprio questo il difetto che viene rimproverato giornalmente agli imprenditori di Spinazzola che hanno salvato il calcio a Lecce. Questa è una verità, non c’era nessuno pronto ad acquistare la squadra nel Palazzo di Città il giorno in cui Giovanni Semeraro annunciò di voler lasciare nelle mani del sindaco il titolo. Poi dopo, quando il silenzio tra gli imprenditori locali regnava sovrano e calò la notte sui pensieri di chi temeva per il futuro dell’U.S. Lecce, arrivarono loro, padre e figlio, Savino eD Antonio. Rilevarono una squadra di serie B e si ritrovarono in Lega Pro per gli accadimenti che tutti conosciamo. Poi è andata come non sarebbe dovuta andare. Il Lecce è in serie C. Prima il Lecce era in serie A e gli introiti erano da serie A, ad iniziare da quelli televisivi, per passare agli sponsor e via dicendo. Per dare la misura delle cose, evidenziamo ciò che abbiamo scritto l’altro giorno: la “GSport” ha rimosso il tabellone del “Via del Mare”, perché l’anno scorso non ha raccolto nemmeno (in termini monetari) la pubblicità che serve per la manutenzione ordinaria dell’apparecchiatura. Questa “pesante” realtà, deve far intendere quanti possano essere i soldi di mancati incassi anche per l’U.S. Lecce.

Detto ciò, conveniamo con chi dice che questo ridimensionamento societario (licenziamenti, tagli dei costi e degli stipendi, etc.) mette tristezza, però non concordiamo con chi a tutti i costi vuol vedere il male del male insito nel male. Tutti seduti di fronte alla nuova sede in Piazza Mazzini ad aspettare la fuga dei “baresi”, così sono etichettati spesso. Questo non va bene, assolutamente no.

Non saranno il massimo dell’élite mondiale ma a modo loro, ripetiamo a modo loro, perché ognuno a casa sua fa a modo suo nel massimo rispetto di chi lo circonda, hanno costruito una squadra che almeno sulla carta sembra molto competitiva, forse anche un po’ di più rispetto a quella dell’anno scorso.

Prima era piena di campioni di serie A, ora è zeppa di calciatori che conoscono la Lega Pro e hanno già fatto bene, Perucchini, Melara, Papini, Casiraghi, Zigoni, Beretta, Ferrero, tanto per citarne alcuni, sono rimasti Martinez, Bogliacino e Diniz, stanno per arrivare Amodio e Cortellezzi (si aggregherà inizialmente alla Primavera), Doumbia è un affare fatto e poi c’è lui, Miccoli, tanto discusso quanto indiscutibile è il suo talento.

Inoltre, anche se a detta di molti sono “avari”, hanno precisato di non voler cedere la squadra, rispondendo a tutte le voci di eventuali cordate in modo deciso e fermo.

Manca una settimana all’inizio del campionato, mister Moriero sta lavorando sodo con Sandro Morello per dare una dimensione reale a questa squadra tutta nuova. Manca una settimana e poi allo stadio “Arechi” di Salerno sarà scontro diretto tra due pretendenti alla promozione diretta. Manca solo una settimana… Magari è tempo di fare un piccolo fioretto e lasciar lavorare chi ha voglia di farlo.

Se poi ci sono persone così facoltose che vogliano portare il Lecce in Champions League o senza scherzarci su, vogliono rifarlo grande, investendo l’inverosimile, si facciano avanti; prima di parlarne ai mezzi di stampa, preparino la documentazione bancaria e la presentino in società, all’attuale proprietà. Non è detto che i Tesoro di fronte ad un “tino” pieno di soldi non decidano di vendere il Lecce, regalandosi una vacanza in qualche paradiso tropicale.

Manca solo una settimana, non iniziate a montare croci, per ora non c’è nessuno da crocifiggere.

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